Ottant’anni del Carnaroli e cento anni dai primi incroci: tra storia, innovazione e mercato
Vercelli, 21 febbraio – La Fiera in Campo si conferma un punto di riferimento per il settore risicolo, mettendo in luce il passato e il futuro dell’oro bianco italiano. Al centro del convegno introduttivo, il doppio anniversario che segna la storia del riso: gli ottant’anni del Carnaroli e i cento anni dai primi incroci varietali.
L’attenzione è stata rivolta alle sfide e alle opportunità per il comparto, dalla necessità di investire nella formazione dei giovani, fino alla revisione delle dinamiche di trading del risone. Oggi la produzione di riso europea copre solo il 50% della domanda: per garantire sostenibilità e qualità, è essenziale costruire una filiera che tenga conto dei costi di produzione e stabilire criteri di reciprocità per i prodotti importati.
Il futuro del riso tra promozione, ricerca e tutela della qualità
“La promozione del riso, a mio modesto parere, è ancora troppo circoscritta a un contesto locale” – ha dichiarato il nutrizionista Antonio Galatà. “Dobbiamo ampliare la comunicazione a livello nazionale ed europeo, creando reti che possano valorizzarlo in modo autorevole. La rete dei biologi nutrizionisti, ad esempio, potrebbe giocare un ruolo chiave in questa sfida. Ne parleremo con il senatore Vincenzo D’Anna, presidente FNOB.”
Natalia Bobba, presidente dell’Ente Risi, ha sottolineato come il riso sia uno dei simboli della cucina italiana nel mondo: “Sta bene nei ristoranti stellati ma anche sulle nostre tavole di casa. La sua versatilità e qualità sono il nostro punto di forza. Dobbiamo però garantire la tracciabilità e la sicurezza del prodotto, evitando che merce sfusa proveniente dai mercati asiatici finisca sulle nostre tavole senza adeguati controlli.”
Innovazione e resilienza: il riso come patrimonio culturale e scientifico
“La ricerca non si ferma mai, nemmeno davanti alle crisi. Quando De Vecchi lavorava al Carnaroli, c’era la guerra. Oggi affrontiamo altre sfide, ma dobbiamo continuare a investire nell’innovazione” – è stato il messaggio lanciato dagli esperti.
Il riso non è solo coltura, ma cultura. L’Italia è l’unico Paese al mondo ad aver sviluppato un’opera di ingegneria agraria risicola di questa portata. Eppure, non esiste ancora una fiera internazionale dedicata esclusivamente al riso. “Da questo interrogativo nasce una riflessione condivisa da tutta la filiera: servono maggiore connessione tra i protagonisti del settore e un evento di respiro globale per valorizzare il nostro primato”, è stato sottolineato durante il convegno.
Anche il mondo accademico è chiamato a fare la sua parte: “Non possiamo dimenticare l’importanza di riportare i temi dell’agricoltura e dell’innovazione varietale nelle università. L’Università del Piemonte Orientale ‘Amedeo Avogadro’ e altre istituzioni possono essere il motore di questa rinascita culturale e scientifica”, è stato ribadito dagli esperti presenti.
Italia, eccellenza mondiale nella produzione ed esportazione di riso
Filip Haxhari, genetista e breeder dell’Ente Risi, ha evidenziato un dato significativo: “L’Italia è l’unico Paese tra i 122 Stati risicoli al mondo che esporta più riso di quanto ne consumi internamente. Ad oggi, il 60% della produzione nazionale è destinato ai mercati esteri.”
Il settore risicolo italiano si trova quindi a un bivio tra tutela della qualità, difesa del mercato interno e strategie di internazionalizzazione. La Fiera in Campo ha gettato le basi per un confronto concreto tra produttori, istituzioni e ricercatori, con un obiettivo comune: garantire un futuro solido e competitivo al riso italiano.
Ufficio Stampa
Associazione Italiana Nutrizionisti in Cucina
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