a cura di Assunta Russo socia AINC
L'importanza di una corretta informazione
La comunicazione del rischio in sicurezza alimentare ha assunto nel tempo un’importanza crescente. Sempre più affermazioni non supportate da evidenze scientifiche, lacune e dubbi frutto di “fake news” e “falsi miti” rappresentano un flusso imponente di informazioni che desta ancora enorme preoccupazione per i consumatori.
Così, in occasione del 1° Webinar di Nutrizione in cucina del 16/05/2020 l’Associazione Italiana Nutrizionisti in Cucina (AINC) ha intervistato il Prof. Agostino Macrì, Responsabile di
Sicurezza Alimentare dell’Unione Nazionale dei Consumatori.
Quali sono le garanzie fornite ai consumatori?
"Valutare la qualità di un prodotto agroalimentare da parte dei consumatori è compito affatto semplice. Tutto il cibo che troviamo nei luoghi autorizzati di vendita è sicuro, ma bisogna non confondere la qualità con la sicurezza alimentare
Se la qualità è definita come l’insieme delle proprietà e caratteristiche di un prodotto o servizio che gli conferiscono l’attitudine a soddisfare bisogni espressi o impliciti” (norma UNI EN ISO 8402), la sicurezza alimentare è invece un requisito di base di tutti gli alimenti, ed è pertanto resa obbligatoria dalla normativa vigente (Regolamento CE n.178/2002). Nonostante la sicurezza alimentare sia un requisito garantito, dopo l'acquisto è lo stesso consumatore a gestire gli alimenti e lì possono sorgere i problemi.
Si tende a minimizzare i rischi quotidiani, senza avere contezza del fatto che i pericoli maggiori derivano da disattenzioni e negligenze associati al proprio comportamento e alle proprie abitudini di manipolazione e conservazione domestica. Particolare attenzione andrebbe rivolta alla fase di cottura durante la quale gli alimenti vanno incontro a diverse modificazioni chimiche, semplici o più complesse (che sviluppano sostanze tossiche negli alimenti).
Non esiste un metodo di cottura “preferibile” agli altri, ma «preferibile sarebbe variare gli alimenti e i metodi di cottura e valutare i range di residui tossici alimentari forniti".
Il “Made in Italy” e la tutela dei marchi. Giusto potenziarli?
"Le scelte di acquisto dei consumatori sono sempre più orientate da diciture come D.O.P. (Denominazione di origine protetta), D.O.C. (Denominazione di Origine Controllata), I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta), MADE IN ITALY, come se queste producessero un effetto sulla qualità percepita dal consumatore. Ma non tutti conoscono l’origine di questi marchi e cosa realmente significano», Difatti queste certificazioni si riferiscono a prodotti agroalimentari inseriti nel sistema delle Indicazioni Geografiche dell'Unione Europea, con cui si danno maggiori garanzie ai consumatori di tracciabilità e di sicurezza alimentare, poiché favoriscono l'economia del territorio, la tutela delll'ambiente ed il legame con il territorio di origine. Tuttavia, importare dall’estero non sempre è sinonimo di minore qualità o sicurezza alimentare dei prodotti. «Innanzitutto, se non importassimo dall’estero ci ritroveremmo ad avere circa il 50% in meno dei prodotti di cui disponiamo. Inoltre, l’industria italiana trasforma in maniera eccellente i prodotti di importazione». Questi vanno a costituire la maggior parte dei prodotti agroalimentari dell’industria italiana, tra cui quelli I.G.P. che in quanto tali possono essere costituiti da materie prime italiane o di importazione".
Biologico o convenzionale?
"Se per molti “biologico” è sinonimo di maggiore qualità, non esistono differenze rilevanti dal punto di vista nutrizionale e di sicurezza alimentare» tra i prodotti convenzionali rispetto a quelli derivanti da agricoltura biologica. È importante sottolinearlo perché la differenza riguarda proprio il processo produttivo (agricoltura biologica), non le caratteristiche del prodotto finito. La denominazione “BIO” viene attribuita a prodotti ottenuti secondo regole dettate dal riferimento legislativo in materia che sono rispettose dell’ambiente e che «limitano l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica», dato che alcuni pesticidi sono comunque consentiti, seppure con limitazioni".
È dunque necessaria una comunicazione responsabile in materia di sicurezza alimentare. In ogni caso, il consumatore è sempre responsabile della sua salute e dovrebbe essere consapevole di come gestire, conservare e cuocere in modo adeguato gli alimenti, cercando di alternare cibi molto colorati e saporiti, spesso derivanti da una cottura più “impegnativa”, con altri. È da tenere a mente che la dichiarazione di provenienza geografica di un alimento non è sinonimo assoluto di avere sulle tavole il prodotto di migliore qualità.
Bisogna tutelare la sicurezza degli alimenti senza mai trascurare la tutela dell’ambiente in cui viviamo. “From farm to fork” (dal produttore al consumatore) deve essere la linea guida fino alle nostre case dove possiamo decidere come comportarci".
Foto tratta da: carnerossa.info
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